Bernardino da Siena fu canonizzato nel 1450 per opera di papa Niccolò V (biografia).
La memoria liturgica ricorre il 20 maggio.
LA DIFFUSIONE DEL CULTO
Negli anni successivi tutto l’ordine francescano fu impegnato in un’opera di diffusione del culto e del messaggio religioso e politico di Bernardino. Fu ritratto in numerose opere d’arte dai più grandi pittori italiani dell’epoca, come Piero della Francesca, Andrea Mantegna, Perugino e Pinturicchio. Numerosi furono poi le chiese e gli oratori a lui dedicati, tra cui spiccava l’oratorio a Perugia, vero capolavoro del Quattrocento italiano.
Il corpo è conservato a L’Aquila, nella basilica a lui dedicata.
Nella città il culto si manifesta soprattutto con la diffusissima presenza del monogramma IHS sulle porte degli edifici.
Dal 1958 ogni anno, il 20 maggio, una scuola dalla diocesi di Siena porta in dono l’olio per tenere accesa la lanterna tutto l’anno.
Già prima della canonizzazione si diffusero voci sulle gesta miracolose a lui attribuite, alcune delle quali trovarono spazio in un’edizione di quegli anni della «Legenda Aurea».
Le prediche tenute da Bernardino nei suoi viaggi furono raccolte da un suo fedele discepolo e pubblicate dopo la sua morte. Esse sono un esempio di grande interesse di letteratura sacra e testimoniano le tensioni di rinnovamento spirituale che ebbero luogo nel XV secolo.
La spiritualità di Bernardino da Siena influenzò personaggi provenienti dai più diversi luoghi ed ambienti. Fra questi si possono citare: l’ex pirata albanese Pietro Bianco da Durazzo, fondatore, presso Forlì, del Santuario di Santa Maria delle Grazie di Fornò (1450); il beato Bernardino Caimi, fondatore del Sacro Monte di Varallo.
LA FIGURA DI SAN BERNARDINO NELL’ARTE
Dopo la morte di San Bernardino, l’ordine dei Francescani volle subito promuoverne la figura come campione di testimonianza della fede in Cristo e del potere salvifico di tale fede. La figura del Santo – rappresentata per lo più mentre regge una tavoletta con il monogramma di Cristo – è seconda solo a quella del fondatore, san Francesco, nei dipinti destinati ai luoghi di culto francescani o in quelli commissionati dai tanti devoti che egli subito ebbe.
È probabile che i ritratti che abbiamo di lui siano più accurati rispetto a quelli di altri personaggi storici dell’epoca. Sappiamo che, subito dopo la morte, circolava a Siena un suo ritratto. Questo fu successivamente confrontato con un calco mortuario eseguito a L’Aquila e si rivelò essere molto somigliante.
È probabile che sia servito, negli anni successivi, come prototipo delle innumerevoli rappresentazioni di Bernardino.
I tratti somatici del Santo – con la testa calva ed il volto fortemente emaciato – appaiono quasi sempre simili tra loro.
IL CULTO A MOLFETTA
Secondo alcuni storici locali, Bernardino avrebbe compiuto negli ultimi anni della sua vita un pellegrinaggio in Puglia, durante il quale si sarebbe anche fermato per un breve periodo a Molfetta, abitando in una stanza sia nel luogo in cui, nel 1451, sorse il convento dei Frati Minori Osservanti e la chiesa dedicata al santo stesso.
Di contro, i cronisti francescani non annoverano affatto un viaggi odi Bernardino in Puglia, né tantomeno di un suo passaggio da Molfetta.
In realtà, probabilmente, negli ultimi anni della sua vita padre Bernardino aveva iniziato un viaggio verso la Puglia, ma, giunto a L’Aquila, morì nel 1444.