
In un mondo sempre più frammentato, dove la verità sembra arrancare sotto il peso delle menzogne, la speranza rimane il motore della resilienza. Con queste parole, Maria Ressa, giornalista filippina e Premio Nobel per la Pace 2021, ha toccato il cuore dei presenti con un intervento profondo e illuminante nell’Aula Paolo VI (sabato 25 gennaio), offrendo una riflessione sulla responsabilità dei comunicatori in un’epoca dominata dalla tecnologia e dalle sue insidie.
La tecnologia e le sue ombre
Maria Ressa ha indicato le pericolose derive di una tecnologia mal utilizzata, capace di costruire vere e proprie architetture di profitto che manipolano le nostre identità e le nostre emozioni. «La tecnologia può spaccare la persona dal di dentro, inducendola a vivere nel dubbio e nell’incertezza – ha evidenziato -. Quando la tecnologia è al servizio della menzogna, la bugia corre più veloce della verità, premiando contenuti sensazionalistici e polarizzanti che frammentano la società e minano la fiducia reciproca». Maria Ressa ha invitato tutti a riflettere su una domanda cruciale: chi controlla realmente le informazioni che consumiamo?
«In questo contesto la Chiesa cattolica rimane un baluardo nella lotta per la verità, la pace e la giustizia – ha sottolineato -. Il suo impegno per una comunicazione autentica e trasparente rappresenta una guida preziosa in un panorama sempre più confuso e complesso».
Quattro chiavi per essere comunicatori di speranza
Maria Ressa ha tracciato un percorso concreto per i comunicatori che vogliono essere portatori di speranza, indicando quattro principi fondamentali.
➡︎ collaborare per rafforzare la fiducia: nessun comunicatore può agire da solo, ma è solo attraverso la collabora-zione autentica che si costruiscono reti di fiducia e di sostegno reciproco;
➡︎ dire la verità con chiarezza morale: la verità è una responsabilità che non ammette compromessi, il silenzio di fronte alla menzogna è sinonimo di complicità;
➡︎ proteggere i vulnerabili: i comunicatori devono essere la voce di chi non può parlare, proteggendo chi è più esposto alle ingiustizie e alle manipolazioni, per costruire una comunicazione al servizio del bene comune;
➡︎ riconoscere la forza del lavoro collettivo autentico: solo unendo le forze e agendo in modo autentico, è possibile affrontare le sfide di un mondo complesso, trasformando la comunicazione in uno strumento di pace e giustizia.
La speranza, motore della resilienza
«La speranza non si ferma mai ed è il motore della resilienza – ha concluso Maria Ressa -. È la speranza che ci permette di credere in un futuro migliore, di rialzarci dopo ogni caduta e di continuare a lottare per la verità».
L’intervento di Maria Ressa è stato un appello a tutti i comunicatori: non arrendersi alla logica della paura e del profitto, ma scegliere la via della speranza e della responsabilità. In un mondo in cui la tecnologia può diventare arma o strumento di costruzione, sta ai comunicatori decidere da che parte stare. Comunicare non è solo un lavoro, ma una vocazione al servizio dell’umanità.